Programma

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Premessa

Siamo il popolo del Friuli Venezia Giulia sceso in piazza per il ripristino di tutti i diritti cancellati; che ha contrastato imposizioni, decreti e leggi incostituzionali; che si batte per valorizzare l’essere umano e le sue peculiarità opponendosi al mondo neoliberista e globalizzato; che ha rifiutato la gestione liberticida e incongrua della pandemia ed è a favore della libertà di scelta terapeutica; che rifiuta il coinvolgimento dell’Italia nel conflitto tra Ucraina e Russia; che si oppone alla speculazione finanziaria causa della mortificazione dell’economia reale; che si batte per contrastare lo Stato tecnocratico e di polizia basato sull’imposizione e l’implementazione dei dispositivi elettronici di schedatura e sorveglianza.

Ci stiamo impegnando per essere un’importante novità in ambito regionale con l’auspicio che questa unità possa essere d’esempio per le altre regioni d’Italia.

Noi siamo INSIEME perché questa nostra proposta parte dalla collaborazione tra forze politiche e associative a favore della libertà e a tutela dei diritti costituzionali: Ancora Italia, Italexit per l’Italia, Movimento 3V, Movimento Gilet Arancioni, il Popolo della Famiglia, Alternativa, le liste civiche Cambiamenti per Cervignano, Zotti contro tutti, le associazioni Il Quadrifoglio, Alister, Solidar, il Sindacato dei Popoli Liberi, i comitati Tutela Salute Pubblica FVG e Personale UniUd contro il Green Pass.

Siamo LIBERI perché ci siamo battuti a favore della ricerca della verità, testimoniando nel contempo il valore della responsabilità personale e ci siamo battuti contro le politiche liberticide, contro una visione tecnocratica che annulla l’essere umano.

Il nostro programma è il frutto di un lavoro corale e prende in considerazione i temi specifici di ogni componente del nostro gruppo; la sua composizione parte dal basso e sfrutta le conoscenze e le competenze di ciascuno di noi.

La nostra unione è un mosaico fatto di tante tessere colorate, ma l’obiettivo della nostra battaglia è un monocromo: le idee che ci hanno fatto unire sono chiare e sono condivise da tutti noi.

Principi e temi fondanti e irrinunciabili

Vogliamo che l’essere umano sia al centro del progetto della nuova società.

Vogliamo che l’appartenenza ad un ordinamento giuridico e ad un’entità statuale trovi la sua fonte originaria nell’autodeterminazione dell’individuo e del popolo.

Vogliamo che lo Stato abbia la sua soggettività nell’identificazione con i cittadini titolari della sovranità e che al tempo stesso lo rappresentano tramite i loro delegati eletti in libere elezioni.

Vogliamo un’informazione libera e indipendente.

Vogliamo per ogni essere umano l’autodeterminazione sul proprio corpo. Ogni scelta sanitaria e in materia di salute deve competere al singolo individuo senza alcuna ingerenza dello Stato, con l’ovvio rispetto dei soli diritti assoluti altrui. Siamo contrari ad ogni restrizione alla libertà personale in materia sanitaria e obbligo vaccinale.

Vogliamo il contrasto netto alla digitalizzazione dell’identità del cittadino come strumento di controllo.

Vogliamo la fine della cosiddetta “globalizzazione” servita soltanto a delocalizzare le produzioni con lo scopo di ottenere maggiori profitti per le multinazionali tramite il contenimento dei costi della manodopera, determinando la formazione di masse sempre più cospicue di diseredati.

Vogliamo il totale recupero della sovranità nazionale in ambito economico, monetario, militare, energetico e nel reperimento delle materie prime e ci battiamo per la gestione pubblica dell’acqua e degli altri beni comuni.

Vogliamo un rinnovamento sostanziale dell’Unione Europea, affinché possa svolgere il suo ruolo fondamentale di cerniera tra Oriente e Occidente e ritornare ai principi ispiratori originari.

Vogliamo ripensare sostanzialmente il ruolo e i rapporti con l’OMS, l’ONU e la NATO.

Ambito regionale

• Vogliamo l’autonomia fiscale, economica e produttiva che spetterebbe ex lege alla nostra Regione rafforzandone le prerogative.

• Vogliamo contrastare duramente le politiche globaliste volte ad attaccare pericolosamente il cuore e l’essenza dell’autonomia regionale e valorizzare la ricchezza culturale del nostro territorio fatto di tante identità: friulana, veneta, giuliana, slovena, resiana, ladina e tedescofila.

• Vogliamo usufruire realmente dell’autonomia in campo scolastico contro le imposizioni dello Stato centrale.

• Vogliamo incentivare, per quanto possibile, la produzione “a km 0” in ogni scelta imprenditoriale della piccola e media impresa, nell’agricoltura, nel commercio, negli appalti e nella gestione dei beni pubblici, comprese le fonti energetiche.

• Vogliamo che le banche tornino ad essere istituti di credito e non “banche d’affari” e che abbiano lo scopo principale di finanziare privati e imprese.

• Vogliamo dare piena attuazione al Trattato di Parigi del 10 febbraio 1947 allargando i punti franchi portuali di Trieste.

Pace e rapporti internazionali

La nostra regione ha vissuto in prima persona le guerre del Novecento. Popolazioni divise, confini mobili, lingue contrapposte, invasioni e occupazioni, tragedie inenarrabili che impongono grandi responsabilità.

Abbiamo partecipato alle mobilitazioni contro la guerra organizzate di recente a Trieste e Aviano; è stato già richiesto ai prefetti di Pordenone e Trieste il rilascio dei piani di emergenza in caso di incidente nucleare militare al porto di Trieste e alla base di Aviano viste le ripetute minacce in questo senso manifestatesi con la guerra in Ucraina. Richiesta ampiamente ripresa dalla stampa e che ha stimolato un’analoga presa di posizione indirizzata al prefetto di Brescia per la base nucleare, italiana e americana di Ghedi.

Nel lontano 2005 la Tavola per la pace del Friuli Venezia Giulia stigmatizzò la mancata approvazione parlamentare che fece saltare le norme statutarie sulla pace approvate dall’amministrazione in occasione del tentativo di riforma statutaria regionale. Da allora, abolita la legge promossa da Augusta De Piero nel 1989, non è più esistita una legge regionale sulla pace.

Ci si riferisce in particolare allo status di «disarmo e neutralità» previsto dal Trattato di Parigi del 10 febbraio 1947 per l’ex Territorio Libero di Trieste, comprendente l’ex Provincia di Trieste, il litorale sloveno e il comprensorio di Buje in Istria. Disarmo e neutralità da rivendicare con assoluta fermezza nella presente situazione di “guerra mondiale a pezzi” che riguarda l’Ucraina, i Balcani, l’intero Medioriente e l’Africa.

Fin dall’inizio del conflitto in Ucraina è stato evidente che le misure governative relative alla pandemia siano state una sorta di collaudo in preparazione di uno Stato autoritario e militarizzato funzionale ad una condizione di guerra. Situazione che sta purtroppo traendo conferma dalla gestione propagandistica a senso unico della narrazione bellica rappresentata dal nuovo governo nazionale, pienamente sostenuta, con rare eccezioni, anche dalle forze politiche regionali.

Disarmo e neutralità per il Friuli Venezia Giulia

Tiare de Pâz, Tera de Pase, Dežela Miru, Land des Friedens • La nostra proposta programmatica riguarda la revisione dello Statuto regionale a partire dall’inserimento degli obblighi derivanti dal Trattato di Parigi del 1947 in ambito di diritto internazionale, finora rimossi dallo Stato – azione cui deve seguire la promulgazione di un’efficace legge regionale sull’argomento – e l’inserimento del nuovo Trattato dell’ONU sulla proibizione delle armi nucleari entrato in vigore nel gennaio 2021, per dare un segnale preciso di contrarietà alla presenza di armi di distruzione di massa e di navi a propulsione nucleare.

• La proposta programmatica comprende anche il supporto alla proposta di denuclearizzare il golfo di Trieste, che ospita due porti nucleari militari di transito, Trieste e la slovena Capodistria. Proposta presentata assieme all’ex sindaco di Koper-Capodistria alla Conferenza ONU istitutiva del Trattato di proibizione delle armi nucleari e realizzabile in base al Trattato di Parigi e al nuovo Trattato anti-nucleare delle Nazioni Unite, già ratificato da 68 paesi – tra i quali Austria, Stato della Città del Vaticano, San Marino e Malta – ma non dalle potenze nucleari nè dalla NATO.

• Lo status di disarmo e neutralità di Trieste è sistematicamente violato inoltre dalla produzione e traffico di armi verso paesi in guerra o paesi che violano gravemente i diritti umani. Produzioni e traffici che hanno come epicentro siti e porti della nostra regione. Nel 2015 alcune associazioni pacifiste del territorio denunciarono le spedizioni di armi dal porto verso gli Emirati Arabi Uniti che invasero lo Yemen.

Dal sito The Weapon Watch, osservatorio sui movimenti di armi nei porti europei e mediterranei, si possono attingere notizie sui traffici miliardari verso l’Egitto di armi prodotte da Fincantieri. Traffici autorizzati dal Governo in contrasto con la Costituzione, con la Legge n. 185 del 1990 che regola l’export armiero e col Trattato di Parigi. In collusione con l’ormai evidente ostruzionismo internazionale verso il raggiungimento della verità sull’omicidio del corregionale Giulio Regeni.

Recentemente è emersa infine la problematica industriale e occupazionale legata alla Wärtsilä, la cui produzione militare è stata di ben 43 milioni di euro negli ultimi 5 anni; fabbrica che potrebbe essere ad esempio destinata a costruire carri armati per Rheinmetall, azienda tedesca che in Sardegna ha prodotto le bombe lanciate sullo Yemen dall’esercito saudita, ponendo l’Italia a rischio di processo in ambito internazionale per crimini di guerra.

Un’ulteriore proposta operativa consiste nell’attivazione di tutte le iniziative necessarie a modificare radicalmente la situazione vigente in materia di produzione armiera regionale e a impedire il traffico di armi dal e sul territorio, a partire dalla zona «disarmata e neutrale» di Trieste, in accordo con le forze pacifiste nazionali e internazionali, lavorando per la cessazione delle avventure guerrafondaie del nostro paese, iniziando dalle spedizioni di armi in Ucraina.

• Bisogna inoltre prestare attenzione all’argomento del nucleare civile, con particolare riguardo alla centrale nucleare sloveno-croata di Krško – e al suo previsto raddoppio a partecipazione italiana e da parte della regione Friuli Venezia Giulia – e al progetto di centrale nucleare con tecnologia Westinghouse proposta per Monfalcone.

Economia

Vogliamo una regione aperta ed efficiente che favorisca il benessere dei cittadini e la libera iniziativa in ambito imprenditoriale. Per cui ci impegniamo a minimizzare l’impatto della burocrazia e a ridurre le tasse regionali e degli enti locali. L’economia locale deve essere salvaguardata dall’attacco della globalizzazione guidata dal neoliberismo. La civiltà fondata sui saperi tradizionali e i mestieri rischia l’estinzione e con essa le nostre radici. Gli agricoltori e gli artigiani, se sottratti alle logiche dell’industrializzazione, possono divenire i custodi della fertilità e della creatività del territorio, con tutto ciò che ne consegue per il benessere economico e sociale della comunità.

Una risposta concreta alla necessità di sviluppo dell’economia locale si trova nella moneta complementare, gestita dalle casse del Comune, che può essere un’iniezione di fiducia per la comunità e attivare un percorso economico virtuoso che favorisce il commercio territoriale e le piccole aziende locali, incrementa lo scambio e gli acquisti di prodotti, consente di creare nuovi posti di lavoro.

Commercio

• Favorire la circolazione di una moneta regionale per supportare e sviluppare l’economia locale.

• Prevedere tariffe agevolate per i commercianti che contribuiscono a ridurre la produzione di rifiuti.

• Favorire il recupero alimentare dei prodotti in scadenza e la “spesa condivisa”.

• Evitare i finanziamenti a pioggia e selezionare i progetti coerenti con i valori eco-solidali. Prevedere incentivi alle aziende famigliari presenti storicamente sul territorio per ricreare una rete commerciale più umana e in sintonia con la comunità.

• Aiutare il commercio soprattutto nelle aree periferiche e isolate del territorio regionale attuando riduzioni fiscali e incentivando i prodotti locali in modo da ridimensionare l’utilizzo dei grandi centri commerciali e, per quanto possibile, della vendita on line delle grandi piattaforme. Agevolare la consegna a domicilio e la vendita on line degli esercizi commerciali di prossimità, sottraendone il monopolio alla GDO (grande distribuzione organizzata) e alle multinazionali che eludono le tasse nei paradisi fiscali.

Industria e attività produttive

• Prevedere agevolazioni fiscali per imprese dislocate in aree svantaggiate che garantiscono occupazione in zone a rischio spopolamento.

• Verificare la situazione dell’inquinamento delle grandi industrie regionali e delle zone limitrofe coinvolgendo associazioni e sindacati. Rivedere i piani di sicurezza del porto di Trieste e opporsi ai progetti potenzialmente invasivi e inquinanti (es. laminatoio delle Noghere e polo siderurgico nell’area delle lagune di Grado e Marano). Analizzare l’inquinamento sull’altopiano carsico con particolare riferimento alle grotte. Favorire l’utilizzo della canapa in vari settori, a partire da quello della bonifica dei terreni inquinati.

• Istituire incentivi per le aziende che operano nel campo della bonifica e nei sistemi di depurazione e prevedere sgravi fiscali per quelle che si impegnano a ridurre l’inquinamento.

• Coordinare l’attività dell’Area di ricerca con quella industriale favorendo una maggior ricaduta delle innovazioni scientifiche sul territorio.

• Contrastare lo stazionamento prolungato di petroliere e navi inquinanti a motori accesi nel golfo di Trieste. Avviare un piano per il porto che incentivi l’arrivo di grandi navi a basso impatto ecologico, come navi a idrogeno.

Agricoltura, pesca e itticoltura

• Nell’ambito dell’economia della nostra regione l’agricoltura riveste un ruolo di primo piano, sia a livello di produzione di materie prime agricole che di trasformati, oltre ad essere portatrice, anche economica, di beni immateriali, quali il legame con il territorio e il concetto di ruralità. La scelta vincente per il futuro del settore nella nostra Regione è quella delle agricolture biologiche in tutte le declinazioni, senza mortificare l’agricoltura tradizionale: biologica, biodinamica, permacoltura, naturale.

• È necessario avere il sostegno di un’assistenza tecnica e professionale adeguata, superando la carenza dei programmi della scuola secondaria superiore e dell’Università, ancorati alle vecchie concezioni dell’agricoltura convenzionale. È indispensabile migliorare la gestione dei fondi comunitari, che vengono erogati quasi esclusivamente attraverso i Piani di Sviluppo Rurale e che seguono la programmazione settennale della UE, piani che hanno sempre avuto in Regione gestazioni difficilissime, con ritardi perenni e corse all’ultimo miglio. Per questo servirà rivedere l’organizzazione degli uffici della Regione, razionalizzando le risorse e valorizzando le professionalità degli addetti a tutti i livelli.

• Oltre a «biologico», altre parole e concetti chiave potrebbero essere: «semplificazione», «salvaguardia del territorio», «valorizzazione e varietà colturale», «logistica».

• Disincentivare l’allevamento intensivo favorendo i piccoli allevamenti locali all’aria aperta.

• Incentivare il commercio locale e rilanciare il mercato ortofrutticolo, il mercato coperto e i mercati di quartiere creati dagli stessi abitanti.

• Consultare le organizzazioni economiche dei pescatori per ridare dignità al settore della pesca. Valorizzare l’itticoltura. Avviare un programma di analisi della salute marina.

• Potenziare il servizio veterinario per la salute animale e la sorveglianza nel contesto di allevamenti zootecnici (utilizzo di antibiotici, condizioni degli animali allevati, zoonosi).

Dignità e sostegno al lavoro

• Coordinare la domanda/offerta di lavoro migliorando la rete degli operatori coinvolti: uffici lavoro, agenzie interinali, enti di formazione professionale, aziende, università, sindacati.

• Creare uno spazio dedicato all’orientamento con consulenze gratuite sulla creazione dei curriculum e dei portafogli competenze.

• Informare e formare le persone sulle potenzialità dell’integrazione culturale delle varie comunità che coabitano nella nostra regione al fine di creare le condizioni di sinergia lavorativa con un impegno di fondi già stanziati.

• Rivalutare il SELAD (servizio lavori aiuto disoccupati), entrato in vigore a Trieste con il Trattato di Parigi del 10 febbraio 1947.

• Vigilare acciocché non accada più quanto successo ai dipendenti, ai fornitori e ai soci delle Cooperative Operaie di Trieste e della CoopCa, cercare di far sì che giustizia sia fatta e che gli ex soci prestatori possano raggiungere l’agognato 100% di rimborso del prestito.

• Chiedere l’abolizione degli ordini professionali in quanto ostacoli alla libertà individuale del professionista e alla valorizzazione delle sue competenze.

• Imporre un tetto agli stipendi dei manager pubblici e privati.

• Dare supporto ailavoratori dei servizi sociali che oggi, come mai è accaduto in precedenza, si trovano ad affrontare situazioni di crisi economica e sociale.

• Dare aiuto ai tutori dell’ordine, fornendo idonee strutture al personale di polizia che si trova ad affrontare il quotidiano e incontrollato ingresso di migranti; per quanto concerne la vita familiare degli appartenenti alle forze dell’ordine, facilitando l’ingresso dei loro figli presso gli asili nido quando prestano servizio a migliaia di chilometri dalla loro città di origine e non possono contare sull’aiuto dei famigliari lontani. Siamo solidali nonostante in questi ultimi anni le forze dell’ordine abbiano attuato una modalità repressiva nei confronti di chi manifestava pacificamente il suo dissenso verso norme discriminatorie e imposizioni liberticide e esprimiamo la nostra vicinanza a chi lotta quotidianamente contro il crimine, lotta che molto spesso viene vanificata da leggi che sono severe con i cittadini onesti e, nel contempo, estremamente benevole nei confronti dei criminali.

Turismo

• Creare percorsi tematici regionali nei diversi ambiti della storia, della cultura, dell’enogastronomia e dell’arte che valorizzino le peculiarità territoriali (es. archeologia, eccellenze pittoriche dell’età moderna, testimonianze della Grande Guerra, architettura, prodotti tipici) coadiuvati da cartelli sui luoghi, guide cartacee distribuite gratuitamente e schedatura “in rete” per rendere leggibile la storia del territorio.

• Prevedere maggiore spazio agli artisti che danno lustro alla regione come richiamo turistico e concedere libertà di “fare arte” nei luoghi pubblici, considerando l’istituzione di un’iscrizione degli artisti nell’anagrafe locale per garantire il loro coordinamento.

• Per Trieste prevedere l’ampliamento e la rigenerazione della spiaggia di Barcola – prendendo in considerazione i progetti già realizzati in passato – e la valorizzazione dei sentieri costieri e carsici nell’ottica di una città intesa come nodo urbano del grande parco del Carso e della riserva costiera; valutare l’approdo in porto di massimo una nave da crociera alla volta, spostando l’attracco per liberare le rive; sistemare e rilanciare il «tram de Opcina» anziché realizzare una nuova ovovia che colleghi la città all’altopiano.

• Intervenire sulla manutenzione dei manti stradali e sulla viabilità, a partire dalle zone montane e in quelle di interesse turistico.

Tecnologia

• Prevedere una tecnologia al servizio dell’uomo e non utilizzata per il controllo e il tracciamento del cittadino.

• Progettare un software regionale libero – seguendo l’esperienza di diverse città nel mondo –, incentivare l’utilizzo di sistemi operativi alternativi, come Linux, e l’utilizzo di LibreOffice in luogo di Microsoft Office sulle postazioni dei dipendenti pubblici.

• Pubblicare con licenza open source eventuali applicativi sviluppati internamente alla Regione o su commissione regionale da fornitori esterni.

• Creare un centro di raccolta scientifica dove ricercatori e imprenditori possano incontrarsi e accelerare le applicazioni pratiche delle invenzioni tecnologiche.

Vogliamo un’economia che assicuri giustizia, lavoro e reddito per tutti attraverso la semplice messa in pratica dei dettati della Costituzione originaria del 1948; ci opponiamo alle politiche economiche dell’Unione Europea che danneggiano l’Italia e la nostra regione, in particolar modo i recenti fondi del PNRR – il nuovo MES – fondi prevalentemente a debito. Vogliamo la stampa di una moneta regionale complementare prevista dalle normative europee.

Vogliamo una diversa gestione delle tratte autostradali regionali con controllo 100% pubblico per poter avvantaggiare i residenti.

Vogliamo il sostegno alla piccola impresa vessata dalle politiche fiscali ed energetiche, dalla burocrazia e dalle restrizioni degli ultimi anni, altrimenti destinata lentamente a scomparire a vantaggio delle multinazionali del globalismo.

Vogliamo il ritorno di Mediocredito in mani pubbliche regionali affinché svolga le funzioni per le quali era nato; vogliamo tassi di interesse agevolati, prestiti e reddito di fiducia per gli artigiani e le aziende agricole a favore della ripresa dell’economia locale.

Vogliamo la valorizzazione e la tutela delle tipicità regionali, opponendoci all’introduzione dell’«etichetta a semaforo» sulle confezioni, che danneggia i prodotti tradizionali locali e la nostra cultura alimentare.

Vogliamo l’interazione tra agricoltura, arte e turismo per valorizzare le nostre eccellenze enogastronomiche e artigianali legandole alla cultura del Bello.

Vogliamo riqualificare il trasporto pubblico locale, ridando dignità professionale ai lavoratori del settore.

Vogliamo ridimensionare il ricorso agli appalti esterni nei vari settori delle attività regionali, ridando dignità ad alcuni lavoratori poco valorizzati, ad esempio operatori museali, socio-assistenziali, ecologici e di pulizie.

Salute e sanità

Chiediamo l’applicazione dei diritti costituzionali secondo i valori inalienabili di verità e libertà (libertà personali e individuali, libertà collettive, libertà di espressione, di insegnamento, di iniziativa economica, di arte e scienza) che costituiscono lo spirito stesso della Costituzione Italiana e che rappresentano le espressioni più nobili dell’umanità.

Abbiamo diritto ad un sistema sanitario regionale pubblico e di qualità, alla partecipazione attiva nel processo di cura, nonché ad un ambiente salubre e a politiche di promozione della salute. Chiediamo un sistema sanitario per tutti, trasparente, che promuova scelte terapeutiche libere e consapevoli e che si opponga ai conflitti di interesse, anche potenziali.

Nella nostra regione carenza di personale, progressiva chiusura delle strutture e sottofinanziamento persistente stanno determinando una situazione di vera e propria emergenza. Inoltre è ormai noto che decine di migliaia di cittadini del Friuli Venezia Giulia rinunciano o rinviano le cure sanitarie per motivi economici.

Carenza di personale sanitario e ausiliario

• Razionalizzare e ottimizzare le risorse disponibili in termini non privatistico-aziendali.

• Prevedere la revisione del protocollo d’intesa Regione-Università sulle attività di assistenza, didattica e ricerca per promuovere la partecipazione delle strutture di assistenza del SSR al processo di formazione delle varie figure professionali.

• Aumentare i posti per la formazione per far fronte alla domanda, anche con compartecipazione regionale alla spesa, per l’accesso al corso di medicina e chirurgia e in modo proporzionato, per l’accesso alle specializzazioni mediche, alle lauree in ambito sanitario e socioassistenziale.

• Incentivare l’inserimento precoce dei professionisti appena formati nelle varie realtà lavorative e l’aumento della loro flessibilità di impiego all’interno del SSR.

• Risanare le carenze di organico nelle realtà in sofferenza, attraverso nuove assunzioni, stabilizzazione del personale assunto a tempo determinato durante il Covid.

• Migliorare le condizioni lavorative e la remunerazione del personale per ridurre la fuga dal SSR.

Ambito ospedaliero

• Potenziare i piccoli ospedali per garantire la prossimità delle cure meno complesse e delle cure per la cronicità. No alla creazione ex-novo di ospedali di comunità e case di comunità che deviano fondi verso l’edilizia distogliendoli dal loro utilizzo in servizi per il cittadino. Valorizzare i presidi ospedalieri già esistenti ma declassati, come ad esempio Gemona, Cividale, Palmanova, importanti anche per la loro peculiare collocazione geografica.

• Eliminare la tipologia organizzativa attuale come l’ospedale territoriale (ad esempio Palmanova-Latisana, Monfalcone-Gorizia) che accorpa diversi presidi ospedalieri collocati in punti diversi del territorio. Una organizzazione inefficiente che crea dispersione di personale e di servizi e incrementa la necessità di trasporti tra le varie strutture.

• Abolire le Aziende Sanitarie attualmente esistenti, che accorpano territori distribuiti in aree geografiche molto distanti e diverse tra loro difficilmente uniformabili. Ritornare al precedente sistema di gestione a presidi ospedalieri distinti, con la conservazione del ruolo di ARCS per la gestione di concorsi per il personale, acquisti di beni e gare d’appalto a livello regionale.

• Abolire i sistemi clientelari di nomina politica e di valutazione dei direttori generali di ASL e ospedali.

• Ridefinire le unità operative di Alta Specializzazione in base al bacino di utenza e alle caratteristiche orografiche del territorio da servire e loro eventuale riallocazione nelle strutture hub della regione.

• Revisionare il Piano Emergenza-Urgenza, potenziare il 112 e i Pronto Soccorso con adeguamento del personale in servizio e delle strutture. Ridurre il più possibile il ricorso a personale proveniente da servizi di cooperative esterne al SSR.

• Mappare le strutture sanitarie ora esistenti in relazione alla loro anti-sismicità privilegiando il mantenimento in esercizio di quelle antisismiche.

Ambito territoriale

• Prendere in carico in modo accurato la persona con bisogni di salute e socioassistenziali, con ottimizzazione dei tempi di intervento attraverso la creazione di una solida rete tra il territorio, le strutture intermedie già esistenti, gli ospedali per acuti.

• Rivedere e potenziare la sanità territoriale, tramite organizzazioni multiprofessionali che promuovano la salute e aiutino le persone a gestire le malattie croniche, in particolare con potenziamento delle AFT, dei servizi di cure palliative domiciliari, dei servizi riabilitativi fisioterapici domiciliari.

• Ridefinire il ruolo e i compiti del MMG, con riduzione del numero di pazienti da seguire, limitazione delle attività parallele esterne alla convenzione con il SSN, alleggerimento dell’attività squisitamente burocratico/amministrativa per il recupero di un ruolo clinico e di presa in carico del percorso diagnostico/assistenziale della persona sul territorio.

• Sperimentare un modello di remunerazione aggiuntiva dei principali attori in sanità in cui siano premianti il gradimento, il miglioramento delle condizioni di salute (ove possibile naturalmente) e il benessere dei propri assistiti.

• Arrestare la tendenza all’accorpamento dei Servizi territoriali come i Distretti, i Centri di Salute Mentale, i Servizi delle Dipendenze, già evidenziatasi a livello regionale (in particolare in ASUGI); è infatti importante mantenere a tutti i livelli operativi rapporti e raccordi il più possibile diretti e capillari con i fruitori.

• Potenziare le piante organiche in modo tale da garantire una presa in cura e in carico ad ampio spettro, tenendo conto della complessità delle risposte da dover dare a bisogni multipli, non solo di tipo sanitario, ma anche assistenziale, riabilitativo e sociale. A proposito di questo potenziamento si dovrebbe anche meglio tener conto delle diversità ambientali del territorio regionale, in particolare le difficoltà di interventi domiciliari riscontrabili nei luoghi extra-cittadini, soprattutto montani e collinari.

• Incentivare il circuito della cosiddetta Impresa Sociale (in particolare le Cooperative Sociali di tipo B, che propongono attività lavorative con la finalità di inserire anche persone cosiddette svantaggiate, cioè provenienti dalla variegata area del disagio sanitario e sociale). In questa logica di certo sarebbe azione importante quella di ritagliare nei vari ambiti istituzionali della regione FVG opportunità di convenzioni specifiche con tali Enti del Terzo Settore, che difficilmente riescono ad essere competitive in gare d’appalto che spesso puntano al massimo ribasso.

• Rimodulare le fasce di esenzione dal ticket con innalzamento della soglia di esenzione per favorire l’accesso alle cure delle fasce meno abbienti della popolazione (esenzione almeno sotto i 20.000 € lordi).

Liste di attesa per prestazioni specialistiche

• Accorciare i tempi delle liste di attesa, attraverso l’assunzione di personale, il miglioramento del processo di informatizzazione, estensione orari ambulatori, gestione locale delle liste di attesa per ciascun presidio, monitoraggio dell’attività libero professionale intramoenia.

• Privilegiare la presa in carico delle necessità di salute della persona e la continuità della cura rispetto alla prestazione.

Medicina preventiva e promozione della salute

• Attuare politiche trasversali per la salute, con progetti mirati al benessere della comunità: costruzione di reti che, attraverso percorsi formativi e informativi, intercettino risorse e aree di vulnerabilità ancora prima che si trasformino in fragilità (che possono costituire l’anticamera della violenza domestica, ad esempio, oppure delle dipendenze).

• Promuovere stili di vita salutari per la persona nella sua interezza, attraverso la promozione dell’attività motoria e l’educazione alimentare, a cominciare dai servizi di ristorazione collettiva (mense scolastiche, ospedaliere, aziendali). Migliorare l’alimentazione dei cittadini favorendo la produzione, l’acquisto e l’utilizzo di prodotti locali stagionali e un miglior stile di vita.

• Favorire il dialogo e l’integrazione tra la medicina convenzionale e le medicine cosiddette alternative (omeopatia, erboristeria, medicina antroposofica, agopuntura, medicina tradizionale cinese, medicina ayurvedica, yoga) per il benessere globale dell’individuo.

• Promuovere un dibattito pubblico e in sede istituzionale per l’adozione di un piano di prevenzione personalizzato che salvaguardi il diritto della persona di essere pienamente informata e di esercitare libera scelta all’adesione ai trattamenti vaccinali. Abolire la Legge 119/2017 sull’obbligo vaccinale dei bambini.

• Garantire la presenza negli ambienti di lavoro, soprattutto quelli ad elevato livello di stress psico-fisico, di spazi adeguati al riposo e al recupero. L’istituzione di figure professionali che possano accogliere questi disagi in fase iniziale indirizzando le persone verso terapie e trattamenti non convenzionali.

• Promuovere, laddove possibile, corsi specifici e pratiche di autocoscienza, rimedi naturali e quanto necessario alla ripresa psicofisica.

• Sospendere i finanziamenti per la costruzione di nuovi centri vaccinali.

• Potenziare e formare centri polifunzionali per anziani volti a insegnare loro la prevenzione della malattia o il controllo di quella cronica, attraverso un corretto stile di vita e alimentazione. Istituire laboratori di cucina naturale, corsi di ginnastica, attività mirate al mantenimento di una mente equilibrata e reattiva e uno stato emotivo ottimale; laboratori per insegnare il loro sapere ai giovani e iniziative di interazione con i bambini; formazione di anziani che a loro volta possano contribuire all’aiuto dei coetanei.

Covid-19

• Tornare a una gestione di questa patologia in modo simile a come vengono trattate tutte le altre patologie respiratorie stagionali/non stagionali.

• Prevedere tamponi diagnostici finalizzati solo a formulare diagnosi e relative cure appropriate e non per test di screening su persone sane.

• Sostenere le cure domiciliari e la prevenzione primaria.

• Proporre un tavolo tecnico di confronto sulle cure domiciliari, i vaccini e i loro effetti collaterali tra delegati dell’assessorato FVG alla Salute e delle Aziende sanitarie regionali e i referenti medico-scientifici delle organizzazioni «IppocrateOrg» e «Terapia domiciliare covid19». Conseguentemente attuare corsi di formazione specifici sul tema, rivolti inizialmente ai medici di medicina generale e quindi a medici e operatori sanitari delle Aziende sanitarie.

• Mettere in atto iniziative culturali e di informazione alla popolazione e organizzare un convegno internazionale dal titolo Pandemia (Sindemia) covid: diverse impostazioni medico-scientifiche e giuridiche a confronto.

• Implementare gli esami prevaccinali gratuiti, necessari per valutare lo stato immunitario basale di ogni soggetto che desideri sottoporsi alle vaccinazioni.

• Prevedere una farmacovigilanza attiva, di livello regionale, per tutti i vaccini o pseudotali e per tutti i farmaci e le terapie in atto. Attivare sportelli regionali dedicati alla segnalazione di eventi avversi correlati a vaccinazione anti-covid.

• Fermare campagne terroristiche che suggeriscono la necessità di distanziamento sociale, della didattica a distanza o l’uso non necessario di mascherine e dispositivi di protezione.

Sanità ambientale

• Potenziare e rendere trasparente il sistema dei controlli ambientali, incrociando i dati raccolti con i dati epidemiologici delle diverse aziende sanitarie della regione e realizzare una rete di medici e veterinari sentinella per relazionare lo stato di malattia con le misurazioni nell’ambiente.

• Prevedere l’adeguamento di personale, risorse e dotazioni tecniche per Arpa FVG (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente del Friuli Venezia Giulia) al fine di garantire adeguato monitoraggio ambientale in materia di inquinamento (radiofrequenze 4G e 5G, polveri sottili, metalli pesanti) nel territorio della regione ed in particolari siti produttivi. Studiare se e come l’intreccio di cause multifattoriali (ad es. inquinanti, medicinali, alimenti) siano alla base delle malattie e valutare gli effetti delle radiofrequenze sugli organismi biologici, in particolare per le alte frequenze e le potenze in uso e previste nel breve periodo.

• Promuovere uno studio regionale indipendente sugli effetti biologici delle radiofrequenze 4G e 5G, fermare il 5G e contrastare l’elettrosmog attraverso politiche di sensibilizzazione della cittadinanza, piani di monitoraggio e verifica periodica.

• Potenziare i dipartimenti di prevenzione già esistenti al fine di rilevare adeguatamente rischi per la salute dei lavoratori nei vari contesti produttivi.

• Pretendere l’acquisizione da parte della Regione Friuli Venezia Giulia della documentazione inerente all’attività del Laboratorio ICGEB sito a Trieste presso l’Area di Ricerca.

• Analizzare l’impatto delle navi da crociera sull’ecosistema e sulla salute a Trieste e richiedere chiarimenti a proposito di monitoraggio specifico sull’inquinamento nelle zone entro i 500 metri dalle banchine d’attracco.

• Richiedere il monitoraggio dell’inquinamento radioattivo nei pressi della base NATO di Aviano.

Altri ambiti

• Garantire la libertà di scelta terapeutica dell’individuo. Contrastare qualunque provvedimento che impedisca, in particolare in campo medico/scientifico, la salvaguardia del principio di verità, di comunicazione e di integrazione dei saperi.

• Sostenere la ricerca libera, etica, indipendente, slegata dai conflitti di interesse dell’industria farmaceutica e da influenze lobbistiche.

• Abolire gli Ordini e i Collegi professionali e gli esami di Stato per accedere alle libere professioni.

• Limitare la telemedicina in ambiti ben definiti.

• Aprire un dibattito in ambito regionale sui ruoli ricoperti dalla sanità privata e sulle modalità di integrazione della sanità privata con la sanità pubblica.

• Contrastare la violenza contro gli operatori sanitari rimuovendo le cause di disservizi, ritardi e omissioni nella risposta ai bisogni di salute del cittadino, vera causa di malcontento e aggressività negli utenti.

Ulteriori azioni integrative per promuovere salute e Bene-essere individuale e sociale

• Monitorare l’applicazione della recente legge regionale 16/2022 «Interventi a favore delle persone con disabilità e riordino dei servizi sociosanitari in materia», che definisce e aggiorna il sistema degli interventi a favore delle persone con disabilità, promuove azioni d’integrazione delle politiche regionali per la disabilità, dispone il riordino dei servizi sociosanitari in materia e configura le modalità di governo dei correlati sistemi locali.

• Contrastare l’identità digitale che crea discriminazione e esclude la categoria sociale che non ha dimestichezza con la tecnologia.

• Prevedere una proposta di legge regionale per il riconoscimento delle malattie ambientali, con particolare riferimento all’elettrosensibilità e alla sensibilità chimica multipla (SCM).

Sport

• Rendere gratuita la fruizione dello sport per bambini e ragazzi.

• Creare nuovi campi e spazi sportivi e rigenerare quelli esistenti specialmente per gli sport che non hanno ancora una sede fisica per gli allenamenti e ridare alle palestre la propria funzione chiudendo gli hub vaccinali.

• Trovare spazi idonei per la pratica di discipline come meditazione, reiki e yoga.

• Ridare ai cittadini di Trieste una piscina terapeutica con un progetto partecipato dal basso.

• Favorire le società che privilegiano il settore giovanile e vigilare sulla gestione dei fondi pubblici.

Territorio, ambiente e energia

È necessario un cambio di paradigma, la salvaguardia ambientale dovrà essere al centro di ogni scelta politica, economica e sociale. Il futuro sarà più locale e meno globale e comporterà un più oculato esame e bilanciamento delle necessità delle comunità, sia in senso spaziale sia temporale.

Paesaggio

• Attuare un piano per la gestione del patrimonio boschivo regionale sempre più in abbandono. In questa ottica è necessario il potenziamento del Corpo Forestale Regionale (CFR) con nuove assunzioni e risorse. Prevedere che la difesa del suolo torni ad essere attività ordinaria delle pubbliche amministrazioni (regionale e locali) e non della Protezione Civile.

• Limitare il “consumo” di suolo approvando un PGT e un PURG a crescita zero, che non prevedano nessuna nuova espansione urbanistica, ma puntino solo al recupero dell’esistente, prendendo come esempio virtuoso il piano regolatore a “crescita zero” del Comune di Cassinetta di Lugagnano (MI). Applicare la legge regionale 29/2017, che prevede il recupero delle aree industriali e commerciali non utilizzate e il riuso del patrimonio edilizio esistente, per favorire la valorizzazione e la tutela dell’ambiente, del paesaggio, la rigenerazione urbana e il contenimento del consumo di suolo.

• Evitare l’espansione delle piste da sci attualmente in atto e finanziata dalla Regione.

• Individuare le competenze e gli operatori che permettano di completare i Piani di gestione della Rete Natura 2000 e renderli applicabili, monitorabili e fruibili (30% del territorio e del mare protetto entro il 2030), facendo prevalere questi criteri di protezione alle azioni del PNRR.

• Creare piccoli bacini idrici, raccolta acqua piovana, disponibili per l’agricoltura e come antincendio.

• Mettere in atto campagne di sensibilizzazione dei cittadini contro gli incendi, strumenti di monitoraggio e segnalazione.

• Bloccare la costruzione della nuova acciaieria nella zona industriale di San Giorgio di Nogaro per evitare il devastante impatto ambientale causato dallo scavo di 10 m nel fondale del fiume Corno che sradicherebbe il pregiatissimo ecosistema della laguna.

• Impedire a Trieste la costruzione dell’ovovia, la speculazione edilizia del punto franco e lo spostamento degli uffici della Regione; sul Tagliamento le casse di espansione, ossia invasive colate di cemento che degradano l’ecosistema.

• Creare nelle città corridoi verdi e progettare una corretta gestione del verde pubblico.

• Migliorare la vivibilità nei centri urbani con la creazione di centri polifunzionali al servizio del cittadino, l’insediamento di punti vendita di piccole e medie dimensioni e aumentando parchi e aree verdi.

• Fermare l’attività venatoria da posta, monitorare e rimuovere le casette di caccia abusive. Controllare le tecniche di caccia diffuse ma non legali e rendere più difficili le autorizzazioni alla caccia. Fermare attività illegali di allevamento di fauna selvatica.

• Ricreare gli habitat con la loro naturale copresenza di preda e predatore per favorire l’auto equilibrio della natura.

• Fermare il progetto del «parco del mare» potenziando e valorizzando piuttosto la riserva marina esistente e rendendola fruibile e visitabile nel rispetto della natura, favorendo piuttosto la creazione di un “parco nel mare” e di progetti di realtà virtuale e aumentata per far conoscere le specie marine del presente e del passato in una sorta di acquario virtuale.

• Vogliamo individuare le competenze e gli operatori che permettano di completare i Piani di gestione della Rete Natura 2000 e renderli applicabili, monitorabili e fruibili, facendo prevalere questi criteri di protezione rispetto alle azioni del PNRR.

Inquinamento e rifiuti

• Limitare l’utilizzo eccessivo di inquinanti, antibiotici – veterinari e umani – e di prodotti nocivi per la salute umana e del territorio.

• Eliminazione della plastica, ove possibile e non solo da imballaggi, sostituendola funzionalmente con prodotti biodegradabili.

• Ridurre la produzione dei rifiuti, aumentare la raccolta differenziata e la capacità di riciclare, recuperando ciò che resta.

• Eseguire esteso monitoraggio e rigidi controlli sulle emissioni inquinanti, diffondendone i dati e perseguendo chi non le rispetta; sostenere attività che prevedono tecniche alternative all’inquinante.

• Incentivare l’utilizzo dell’ozono come tecnica di purificazione dell’acqua pubblica in sostituzione del cloro, perché non tossico e meno costoso.

• Incentivare un «piano regionale rifiuti zero» pianificando un progetto educativo per la popolazione; tariffe premianti per i cittadini; sgravi fiscali e detassazione per chi vende prodotti sfusi e applica l’economia circolare nei processi produttivi e aumento della tassazione a chi produce imballaggi e scarti di produzione; gestione migliore delle discariche con recupero di materiali utili per rimetterli a disposizione; utilizzo di nuove tecnologie all’avanguardia come il pirodistilgasogeno al posto dell’incenerimento dei rifiuti nei cementifici e termovalorizzatori.

• Realizzare i punti della campagna «plastic free challenge» del Ministero dell’ambiente a livello regionale spingendo ogni singolo comune ad attuarla e promuovendo l’eliminazione delle plastiche mono uso da tutte le manifestazioni finanziate, da tutti i luoghi di dominio della pubblica amministrazione, dalle scuole di ogni ordine e grado. Favorire l’eliminazione dell’utilizzo di guanti di plastica nei supermercati.

Agricoltura

• Favorire pratiche agricole che ristabiliscano una miglior condizione dell’ambiente: reintroduzione di sostanza organica, piantumazione senza aratura, pacciamatura, delimitazione con arbusti e piccoli alberi, impianti di irrigazione non dispersivi.

• Limitare il proliferare di specie animali e vegetali non autoctone e utilizzare pratiche agricole di contrasto o ad esse alternative.

• Richiedere ai Comuni di aggiornare i Regolamenti di pulizia rurale, anche per eliminare l’utilizzo del glifosato nei trattamenti agricoli.

• Migliorare il sistema agroindustriale integrandolo nell’ambiente naturale circostante per migliorare la qualità dei prodotti e diminuire i costi di trasporto.

Energia

• Aumentare l’investimento per fonti rinnovabili sia per il settore pubblico che per quello privato nell’ambito edilizio e dei trasporti.

• Evitare l’energia nucleare – i rischi posti dai rifiuti radioattivi sono troppo alti –, l’utilizzo del carbone nelle centrali termoelettriche, la realizzazione di rigassificatori – ipotizzati nella zona costiera –, impianti fotovoltaici su terreni agricoli.

• Favorire la realizzazione di comunità energetiche, anche con piccole produzioni locali.

• Incentivare, nelle aree ove risulta essere più appropriata, la produzione da biomassa derivante da manutenzione boschiva, da piccolo idroelettrico, da recupero di scarti da produzioni agricole e allevamenti.

• Sostenere la realizzazione di quartieri e unità industriali autosufficienti energeticamente, interconessi come isole (con obiettivo almeno 7800 ore/anno di autonomia).

• Sostenere la ricerca nell’ambito del piccolo accumulo energetico, elettrico o termico, e lo sviluppo di modelli matematici per pianificare a breve e medio periodo l’accumulo energetico da rinnovabili.

• Creare un tavolo di lavoro permanente con i massimi esperti della scuola SIER delle Università di Udine e Trieste in cui valutare le migliori strategie di riconversione energetica e processi carbonegativi per infrastrutture sia pubbliche che private.

• Investire più fondi nella riqualificazione energetica degli edifici e utilizzare strumenti efficaci come i fondi rotativi, prendendo ad esempio il reddito energetico di Porto Torres in modo da creare uno strumento che si autoalimenti una volta messo in moto. Attualmente gli unici fondi stanziati ammontano a un massimo di 15 mila euro elargiti a fronte di una spesa minima di 30 mila euro per l’acquisto (o ristrutturazione) della prima casa: sono pochi e non incentivano un cambiamento. Favorire la bioedilizia inciderebbe sul consumo energetico degli edifici, una delle principali cause d’inquinamento e rilancerebbe un settore in crisi generando molti posti di lavoro.

• Tutelare i cittadini dalle false promesse “green” sul risparmio energetico, volte in realtà ad attaccare le piccole proprietà e i risparmi dei cittadini, determinando la svalutazione delle abitazioni se non corrispondenti agli standard imposti dalla Direttiva 2018/844/UE EPBD (efficienza energetica degli edifici) dell’Unione Europea.

• Attuare la proposta di legge regionale 193/2017 che prevede la costituzione di una società energetica regionale a capitale pubblico.

• Evitare la proliferazione di centraline idroelettriche sul territorio con concessione a privati.

Aree montane

• Istituire una comunità montana della Val Tagliamento e della Val Fella con rappresentanti eletti, secondo un’ottica di decentramento che tenga conto delle diverse esigenze territoriali.

• Approvare una legge organica regionale sulla montagna consultando le comunità montane, i comitati e le associazioni ambientali e culturali del territorio per evitare sprechi e lo stravolgimento paesaggistico delle aree interessate.

• Opporsi alla costruzione del cogeneratore a metano della SIOT in Alto But per limitare la produzione di gas inquinanti e preservare il paesaggio.

• Sostenere la costruzione della variante esterna all’abitato di Dogna che include un viadotto e l’allargamento della galleria Dogna.

• Favorire la costruzione di reti territoriali di comunità, comitati e associazioni per promuovere una progettualità che parta dal basso e sia rispettosa dell’ambiente.

• Contrastare la costruzione di ulteriori piste da sci.

• Assicurare i servizi primari – scuole, ambulatorio medico e trasporto locale – in zone montane e aree svantaggiate per evitare lo spopolamento e preservare l’identità culturale del territorio.

Mobilità e trasporti

Ciclabilità

• Facendo appello alla legge regionale 8/2018 «Interventi per la promozione della nuova mobilità ciclistica sicura e diffusa» e facendo riferimento al piano regionale della mobilità ciclistica PREMOCI, prevedere un investimento di risorse economiche molto maggiore di quello garantito, sostenere i comuni coinvolti nel progetto affinché vengano realizzate seriamente le strutture, produrre rapporti semestrali pubblici con lo stato dell’arte dei lavori. Per il Friuli Venezia Giulia questa può essere una potenziale risorsa per rinforzare l’economia locale, favorire il riassetto aziendale delle imprese e la vendita di prodotti a km 0.

Trasporto pubblico e ferroviario

• Incrementare i servizi legati al trasporto pubblico sia su ruote (autobus, “auto condivisa”, corriere, navette) che su rotaie, rispettivamente mediante l’aumento dei collegamenti e della frequenza di passaggio del mezzo, il ripristino delle coincidenze e dei tratti ferroviari non attivi ma funzionanti (es. Casarsa-Pinzano).

• Rendere economicamente conveniente e comodo il trasporto pubblico ferroviario e su ruote disincentivando l’utilizzo di auto private.

• Riattivare l’interporto ferroviario di Cervignano, utilizzato al 10% e in stato di degrado, per il trasporto merci ferroviario.

• Sfruttare maggiormente l’attuale tratta ferroviaria, utilizzata appena al 30% del potenziale per fornire un servizio utile ai pendolari e contrastare la realizzazione del TAV Venezia-Trieste.

• Prevedere la sostituzione dei vecchi treni con treni a idrogeno per le tratte non elettrificate.

Mobilità privata

• Incentivare tecnologie a idrogeno e biometano – piuttosto che promuovere incentivi sull’acquisto di auto private elettriche – che permettono l’utilizzo d’impianti integrabili con le attuali automobili possedute, senza dover produrre nuovi mezzi e consumare ulteriori risorse del pianeta. Favorire quindi la nascita d’impianti di distribuzione dell’idrogeno e altri biocarburanti.

• Sostenere la mobilità in bicicletta o “auto condivisa” attraverso incentivi e agevolazioni fiscali.

Benessere animale

• Creare strutture pubbliche di pronto soccorso per animali domestici e attivare facilitazioni per la sterilizzazione di gatti e altri animali per limitare il fenomeno del randagismo e del degrado urbano.

• Rivalutare e valorizzare la gestione dei canili tradizionali e istituire strutture di «parco canile» che, oltre ad ospitare cani in cerca di adozione, offrano una larga gamma di servizi in ambito cinofilo.

• Garantire il decoro pubblico responsabilizzando i proprietari di animali e aumentando servizi e più spazi per gli animali domestici.

• Fermare la sperimentazione animale favorendo l’utilizzo di tecnologie prive di sofferenza nello stabulario dell’Università di Trieste e nei centri di ricerca, accedendo al fondo previsto dalla legge regionale 3/2010 per sovvenzionare la ricerca senza sperimentazione animale.

• Segnalare le strade più pericolose per l’attraversamento di animali, attuando politiche di mitigazione dei rischi di incidenti.

• Proibire in regione i circhi con animali.

Vogliamo che la questione ambientale sia al centro dell’azione regionale considerandola come trasversale alle politiche economiche, energetiche, sociali, sanitarie e di gestione del territorio, dei servizi primari e delle comunità locali, orientando la produzione legislativa e le azioni alla conversione ecologica del sistema economico, opponendosi però al finto ambientalismo delle lobby del «green».

Vogliamo che l’acqua, bene comune e naturale, non sia fonte di mercato.

Vogliamo fermare la cementificazione del territorio e le inutili spese per interventi edili.

Scuola, istruzione e politiche giovanili

Il nostro intento è creare un sistema scolastico pluralista e indipendente nel quale convivano più indirizzi pedagogici, in un ambito di libertà di scelta educativa da parte delle famiglie, creando una «Confederazione di comunità educanti» tra loro collegate.

Una scuola dove i bambini e i ragazzi trovino maestri competenti e attenti alle loro esigenze, capaci di far emergere le loro potenzialità, rendendoli in grado di portare più tardi nel mondo i loro talenti e la loro libera volontà. Una scuola che educhi e istruisca e non formi a immagine e somiglianza delle lobby economiche e dello Stato; anche per questo non condividiamo l’utilizzo massivo degli strumenti digitali che disseccano e inaridiscono volontà e creatività. In Italia stiamo per essere sommersi dal «piano scuola 4.0» finanziato dal PNRR, sostanzialmente una digitalizzazione dell’apprendimento.

Per quanto riguarda la formazione degli insegnanti, sempre di più lo Stato addestra e sceglie il personale per classifica e per titoli, senza poter veramente valutare le abilità pedagogiche dei futuri insegnanti. Lo Stato stila programmi e riempie di burocrazia ogni atto educativo, detta requisiti sanitari per poter frequentare o meno la scuola, stravolgendone il principio educativo.

Scuola pubblica significa una scuola «aperta a tutti», come recita l’art. 34 della Costituzione della Repubblica italiana. L’aggettivo «pubblica» non significa necessariamente statale, ma individua un tipo di scuola a cui tutti possono accedere e dove «i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi». In questo senso la dicotomia pubblico/privato non ha significato.

Per la Regione autonoma Friuli Venezia Giulia ci sono ampi margini di libertà per poter integrare e migliorare il sistema scolastico regionale sulla base di queste premesse, dato che il Titolo V della Costituzione affida allo Stato le norme generali ma definisce come concorrenti fra Stato e Regioni le competenze sull’Istruzione.

Proposte per un cambiamento

• La Regione può sostenere le famiglie nella loro libertà di scelta della scuola e della pedagogia preferita, in un sistema territoriale aperto, libero e plurale, pubblico, pienamente riconosciuto, dove convivono, con la scuola statale e le scuole paritarie e parificate, anche le scuola parentali, quelle libere steineriane, montessoriane o di altra tendenza pedagogica, le scuole speciali a fronte di progetti locali e di collaborazione educativa, artistica, sportiva.

• Come lo Stato supporta le spese dell’educazione statale così la Regione può supportare con maggiore impegno le spese per le scuole non statali, anche riconoscendo deduzioni fiscali a fronte delle spese documentate, sostenendo così il diritto-dovere delle famiglie ad istruire i figli previsto dall’art. 30 della Costituzione. Un esempio, questo, di sussidiarietà e di equità nei confronti delle famiglie che pagano le tasse e che, quando esercitano la loro libertà di scelta educativa, non ricevono supporto adeguato. In ogni caso arrivare ad un sistema di confronto costante delle scuole e delle pedagogie potrebbe essere di grande beneficio per la ricerca ed il concreto fare pedagogico.

• Cercare ogni occasione per dare maggiore autonomia e responsabilità alla concreta direzione peda- gogica, agli operatori, maestri, professori impegnati attivamente nell’insegnamento e promuovere attività di formazione professionale parallela a quelle nazionali a seconda delle esigenze che emergono dalle scuole del territorio, volte inoltre a sopperire ad eventuali carenze di personale con formazione specifica.

• Attuare pienamente le norme sull’autonomia scolastica, staccando la scuola dai condizionamenti della politica, delle lobby e dalle imposizioni ideologiche vigenti.

• Promuovere ambienti scolastici che favoriscano l’inclusione e operino contro qualunque forma di discriminazione, nel rispetto dei diritti costituzionali e della persona.

• Creare progetti finalizzati al benessere e dello “star bene a scuola”, sia per gli studenti che per il personale scolastico, promuovendo l’apprendimento cooperativo e trasformando le istituzioni scolastiche in ambienti funzionali non solo per la didattica ma anche come punti di riferimento per le comunità locali, dei veri e propri poli culturali in grado di contribuire efficacemente al contrasto della dispersione scolastica per arginare l’abbandono scolastico, la diffusione di fenomeni quali l’analfabetismo di ritorno e le nuove forme di analfabetismo.

• Favorire una nuova didattica che non sia un mero trasferimento di conoscenze, ma che faccia acquisire a bambini e ragazzi quel bagaglio culturale che, stimolando curiosità e desiderio di scoperta, consenta loro di sviluppare il piacere di apprendere e procedere ad ulteriori approfondimenti. Si vuole, quindi, promuovere la ricerca e formare gli insegnanti su nuovi approcci didattici fondati sull’esperienza e la pratica e che sviluppino creatività e pensiero critico, basato su una corretta ricerca delle fonti quali, ad esempio, il metodo debate.

• Prevedere il sostegno, da parte degli atenei regionali, delle pubblicazioni scientifiche dei propri ricercatori, istituendo una casa editrice interna all’università per contrastare l’oligopolio che controlla l’intera ricerca universitaria.

Vogliamo il contrasto netto all“ideologia gender” volta a stravolgere nella percezione dell’essere umano, fin dalla prima infanzia, la naturale appartenenza dell’individuo a uno o all’altro sesso, per imporre una visione «fluida» della identità.

Famiglia e sociale.

Anche in una società complessa come quella odierna la famiglia resta il pilastro fondamentale dell’organizzazione umana. In quanto prima cellula di aggregazione sociale deve essere la famiglia la prima destinataria dei finanziamenti e degli aiuti della Regione perché nessun Ente, nessun’altra Istituzione è in grado di garantire analogo benessere dei componenti le famiglie stesse.

La famiglia inoltre spesso è stata un argine rispetto all’invadenza di uno Stato sempre meno attento alle esigenze dei propri cittadini.

Le proposte concrete si basano quindi su aiuti diretti o indiretti a beneficio di questa componente della società e spaziano dal reddito di maternità/paternità, alla possibilità di accudire gli anziani al domicilio familiare, alla progettazione di interventi per famiglie in difficoltà con particolare attenzione alle necessità legate alle disabilità e alla non autosufficienza.

Il calo demografico rappresenta un problema e nessun ostacolo di natura materiale deve frapporsi tra il desiderio di diventare genitori e la possibilità di farlo.

Proposte per un cambiamento

• Rafforzare le politiche del lavoro rivolte alle donne e realizzare progetti aziendali per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.

• Prevedere premi di natalità e l’integrazione del reddito per i neo genitori che desiderino accudire i propri figli almeno fino al terzo anno di età.

• Individuare e sostenere strumenti educativi per la prima infanzia come tagesmutter e baby sitter di quartiere.

• Garantire contributi economici per sostenere le spese sanitarie di minori attualmente non coperte dal Servizio Sanitario Regionale, come quelle dentistiche e di ortodonzia.

• Creare una rete di servizi per le famiglie sul modello trentino «Comune amico della famiglia».

• Prevedere contributi diretti alle famiglie e agli anziani che permettano di restare nella loro casa in alternativa alle cosiddette case di riposo.

• Creare centri ricreativi per giovani e adulti in ogni quartiere, presidiati da personale qualificato che gestisca attività culturali, come laboratori di cinema, teatro e produzione di video e documentari, attività artistiche (ad esempio corsi di grafica, canto, ballo e produzione musicale) e sportive a partecipazione gratuita o con piccolo contributo.

• Potenziare la rete dei consultori famigliari e crearne dove non presenti.

Comunità e disabilità

• Incrementare i fondi a disposizione per la non autosufficienza e creare progetti speciali per bambini e ragazzi con disabilità.

• Il presupposto fondamentale è che tutte le persone, attraverso le fasi della loro vita, abbiano garantito il diritto ad un’esistenza autonoma e autodeterminata.

Le persone con disabilità, come tutte le altre, hanno abilità differenti che possono avere un impatto positivo sul contesto sociale ed economico.

• È necessario venga garantita l’accessibilità intesa come uguaglianza delle opportunità e dei sostegni, per permettere la massima autonomia a tutte le persone, sia per quanto riguarda gli spazi, che per i contenuti intellettuali. Bisogna dunque intervenire anche sulle barriere cognitive favorendo la partecipazione attiva.

• Dobbiamo garantire percorsi di formazione e valutazione, sostegno psicologico per famigliari, insegnanti, educatori, operatori, perché bisogna avere cura di chi si prende cura. Creare una rete sociale a sostegno dei genitori e assistenza «h 24».

• Un cenno particolare va dedicato all’autismo, la cui incidenza è in crescita anche nella nostra regione. Dell’autisimo c’è ancora molto che non sappiamo, ma le nostre conoscenze stanno migliorando. Per questo ci adopereremo per supportare la ricerca indipendente a tutto tondo e aiutare le famiglie che lottano ogni giorno per scegliere i trattamenti che ritengono più adeguati per i loro figli.

• Prevedere un sistema di “crediti formativi” riconosciuti da scuole superiori e università per i giovani che si prendono cura di ragazzi con disabilità, portandoli a passeggio, a far compere, a divertirsi, acciocché possano instaurare un contatto fisico con i loro coetanei. Inserire nelle attività del servizio civile regionale l’affiancamento di giovani affetti da autismo o da altre disabilità.

Luoghi di aggregazione

• Nella nostra regione ci sono numerose caserme dismesse che rischiano di diventare luoghi presto irrecuperabili. Le strutture esistenti e non più utilizzate, anche di fronte al fondamentale obiettivo di ridurre il consumo di suolo, rappresentano una vera opportunità.

Le aree ex militari potrebbero divenire “cittadelle“ all’interno delle quali realizzare alloggi, servizi, locali e aree verdi condivise. Sono spazi idonei allo svolgimento di attività lavorative, sportive, ricreative, sociali volte al benessere della persona.

Potrebbero diventare luoghi residenziali privilegiati per famiglie con componenti disabili o non autosufficienti e per anziani.

Si tratterebbe di un contesto residenziale di qualità all’interno del quale sarà possibile non solo accedere a un alloggio, ma partecipare attivamente alla costruzione di una comunità variegata.

La cittadella avrà servizi di varia natura: sportelli per rispondere alle esigenze dei cittadini con fragilità e alle loro famiglie; spazi comuni per pranzare, giocare, fare lavori manuali, leggere, fare attività artistiche, sportive e teatrali; asilo nido, scuola materna, giardino e parco giochi.

Cultura e beni culturali

La cultura contemporanea è improntata a processi sistematici di omologazione, mercificazione, relativizzazione e cancellazione che minano in profondità le radici delle nostre società e creano condizioni di disorientamento per le nuove generazioni. A questa tendenza è necessario contrapporre una cultura del Bello e dell’approfondimento.

L’identificazione, la protezione, la tutela, la valorizzazione e la trasmissione alle generazioni future del patrimonio culturale italiano sono principi fondamentali dai quali non si può prescindere, un’eredità ricevuta dal passato e una possibilità per il futuro troppo spesso trascurata e ignorata, inoltre, una delle nostre più grandi risorse economiche.

Si intende per patrimonio culturale anche quello umano fatto di competenze e professionalità.

Rafforzamento degli organi regionali • Rafforzare gli organi regionali delle soprintendenze e di coordinamento regionale, quali la Commissione regionale patrimonio culturale, per una gestione coordinata di tutte le realtà culturali e museali del territorio per ritrovare l’importanza, pur sotto una direzione generale statale, della libertà d’intervento delle soprintendenze locali nell’ambito dell’autonomia regionale.

• Riunificare il concetto di valorizzazione e di tutela del patrimonio perché la separazione attuata nel 2014 con la «Riforma Franceschini» (GU n. 175 del 30.7.2014) ha comportato una scissione di poteri, una conflittualità delle responsabilità e una difficile azione di coordinamento.

Principi gestionali

• Valorizzare i talenti regionali nella scelta dei dirigenti delle sovrintendenze e dei musei attraverso concorsi pubblici indirizzati a studiosi locali, artisti e artigiani del territorio, attraverso il principio di competenza e non per scelte ministeriali o peggio clientelari.

• Diversa gestione burocratica dei beni culturali rispetto agli altri settori pubblici: ripristinare la distinzione tra «beni culturali» e «lavori pubblici» con un controllo più scrupoloso sull’attuazione della somma urgenza, dando la possibilità di effettuare gli interventi anche senza copertura dei fondi quando è a rischio il bene, ponendo un limite al ribasso per l’offerta e affidando i lavori all’impresa più vicina.

• Semplificare e ridurre la burocrazia, in particolare in merito ad eventi culturali e artistici per dare l’opportunità a piccole realtà locali di proliferare e diffondere la cultura sul territorio. Al momento soltanto le grandi realtà riescono a sopravvivere e i piccoli centri culturali spariscono progressivamente.

• Velocizzare i tempi di risposta delle soprintendenze e degli organi politici in generale verso i privati: il vincolo non deve diventare un modo per allontanare l’interesse del proprietario e perdere il bene, bensì un modo per favorirne la salvaguardia.

Promozione culturale per scuole, cittadini e promozione turistica

• Coinvolgere nella storia dei territori e dei suoi aspetti culturali e artistici le scuole e i cittadini, anche attraverso assemblee con potere effettivo volte a tutelare il patrimonio naturale e artistico del territorio. Le iniziative di recupero, valorizzazione, promozione del patrimonio culturale vanno adeguatamente divulgate coinvolgendo i cittadini. Ciò che viene salvato, valorizzato o creato è un bene comunitario e non elitario. Le istituzioni devono avvicinarsi al territorio e renderlo partecipe nelle sue scelte.

• Introdurre nelle scuole il concetto di bene culturale, patrimonio artistico e creatività contemporanea in tutti i settori artistici.

• Istituire – e ove già presenti rafforzare – contributi volti a realizzare iniziative artistiche contemporanee, per favorire la fioritura di un panorama artistico e artigianale locale vivo e produttivo, tramite bandi pubblici volti a realizzare opere di abbellimento e attraverso l’agevolazione finanziaria e burocratica delle iniziative culturali (concerti, spettacoli, mostre, esposizioni).

• Valorizzare i territori attraverso itinerari tematici storico-artistici, volti a promuovere l’intelligibilità della storia locale con cartellonistica uniforme e materiale cartaceo distribuito gratuitamente; attraverso la sistemazione, tra gli altri, dei percorsi della Grande Guerra, oggi in stato di semi abbandono, e la creazione di itinerari archeologici, architettonici, letterari in un unico grande percorso regionale.

• Prevedere una promozione turistica gestita a livello locale in una stretta collaborazione tra i settori produttivi del territorio, gli operatori culturali e le università, creando équipe di lavoro regionali composte da storici, scienziati e restauratori, nell’ottica di colmare il divario tra insegnamento universitario e realtà operativa del mondo del lavoro in campo artistico e artigianale.

• Abolire la «Riforma Franceschini», con particolare riferimento ai tagli di organico, allo scriteriato ricorso al volontariato, ai criteri per la distribuzione di fondi, al declassamento di biblioteche e archivi, al noleggio del patrimonio artistico territoriale per eventi privati.

• Incentivare l’organizzazione di esposizioni di respiro nazionale e internazionale che prendano spunto dal patrimonio territoriale attraverso il lavoro di esperti regionali piuttosto che l’acquisto di mostre-pacchetto progettate da realtà estranee alla regione; affidare a operatori culturali sul territorio, più motivati rispetto a organizzazioni extraregionali e maggiormente a conoscenza delle peculiarità dei luoghi, la promozione a livello nazionale e internazionale dei beni artistici e culturali locali, al fine di creare un indotto turistico più capillare, dove recupero, conservazione, valorizzazione facciano rete con il sistema produttivo e terziario del territorio, mettendoli non solo in relazione ma anche in reciproco interscambio e crescita economica.

Politica e amministrazione

INSIEME LIBERI dice «basta dittatura!», torniamo a vivere e costruiamo insieme una comunità basata sul benessere sociale e sulla dignità dell’essere umano.

Ci impegnamo a dare ascolto alla cittadinanza potenziando i canali di interazione tra istituzioni e cittadini, garantendo trasparenza e favorendo la partecipazione attiva alle scelte politiche.

• Prevedere che servizi e “beni comuni” siano al 100% pubblici e gestiti localmente, il più vicino possibile al cittadino, evitando la creazione di gestori unici come la recente riforma del TPL (trasporto pubblico locale) regionale.

• Attuare scelte etiche e coerenti con la nostra visione in tutta l’attività amministrativa e politica.

• Coinvolgere la cittadinanza, in particolare i giovani, nelle decisioni politiche della Regione attraverso la creazione di nuovi spazi di partecipazione, promuovendo il rapporto costante tra cittadini, istituzioni e rappresentanti dei cittadini, attuando progetti e scelte politiche condivise dal basso per evitare decisioni calate dall’alto, prima di tutto nell’ambito dei bilanci preventivi (bilancio partecipativo).

• Istituire luoghi di partecipazione attiva dove si raccolgono idee, proposte e segnalazioni da parte dei cittadini. Potenziare il controllo sugli appalti. Produrre rapporti semestrali a disposizione dei cittadini in riferimento allo stato dell’arte dei lavori pubblici.

• Innalzare il livello di sicurezza della città attraverso una stretta collaborazione con le forze dell’ordine.

• Migliorare la gestione degli appalti per la realizzazione delle opere evitando il massimo ribasso e pretendendo tempi certi sulla realizzazione delle opere. Aiutare gli enti locali, con particolare riguardo ai piccoli comuni, nella gestione degli appalti e dei lavori.

• Boicottare a tutti i livelli il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), un vero e proprio nuovo MES (Meccanismo Europeo di Stabilità), erogazione di prestiti a debito che metterebbe a serio richio i risparmi degli italiani.

• Fermare la Direttiva Bolkestein (n. 2006/123/CE del Parlamento europeo), riforma che svende le licenze pubbliche, e sostenere invece gli ambulanti, i balneari e i taxisti della regione contro le multinazionali.